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mercoledì 25 settembre 2013

Uno dei miei romanzi preferiti


IL BUIO OLTRE LA SIEPE
di Harper Lee

 
Dapprima si rimane incantati dalla prosa semplice e immediata della scrittrice, capace di coinvolgere sin dall'incipit, con simpatia e con leggerezza, anche se la storia che ci verrà narrata, per quanto vissuta attraverso gli occhi di due bambini, per quanto ci farà ridere e spesso sorridere, già lo sappiamo, ci toccherà nel profondo, scuotendoci la coscienza, commuovendoci, ed arrivando dritta al nostro cuore.

Poi sono i personaggi a rapirci: Scout, piccola e pestifera (sei-otto anni), irresistibilmente pragmatica, con una logica ferrea e implacabile capace di spiegare qualunque cosa, ma anche di porre le domande giuste, quelle che davvero ti mettono a nudo; Jem, suo fratello maggiore, più riflessivo, più sensibile, dolcissimo; e poi lui, Atticus Finch, il papà, l'avvocato che tutti vorrebbero avere, un uomo che, parafrasando le parole della vicina, “in casa si comporta come fuori”. Idealista, coraggioso, integerrimo. Eppure a vederlo è solo uno stanco gentiluomo di mezz'età, colto, gentile, placido, con un discreto senso dell'umorismo e la passione per la lettura serale. Chi lo direbbe che in gioventù con il fucile era il migliore della contea? Odia le armi e non ne possiede...

Conosciamo il paesino di Maycomb, nell'Alabama degli anni '30, le sue ipocrisie – che spesso ci suonano divertenti, fino a che non ci fanno indignare – la sua multiforme umanità (che sovente è qualcosa di più di quel che sembra, ma a volte anche qualcosa di meno), le vicine, l'assurdo metodo di insegnamento di Miss Caroline, e personaggi bellissimi, magari tratteggiati con poche righe, come la signora Maudie, o il signor Cunningham, o boo Radley...

La parte più intensa, però, quella più bella di tutte, è quella del processo, in cui sogghignamo con il Giudice, ci commuoviamo con Dill, speriamo con Jem... E poi ci arrendiamo di fronte alla realtà, trovandoci a fare i conti con essa.

E forse dei motivi per consolarci ci sono lo stesso, ma così piccoli, così minuscoli, che non è semplice coglierli.

Il tema affrontato è quello del razzismo, della discriminazione, che viene studiato da più punti di vista (“mettendoci nei panni degli altri”), svolto in modo quasi corale, grazie a più verità sovrapposte, di contorno alla vicenda principale, con un'acutezza dolorosa ed esatta, che Atticus, Scout e Jem ci permettono di interpretare nel modo più tollerante, ma anche più impietoso, accompagnandoci mentre traiamo le nostre conclusioni, dopo lo SBAM! che abbiamo preso in faccia.

Il finale, poi, ci sorprende con una morale implicita, suscettibile di ermeneutiche difformi, che potrebbe far discutere molto, ma che io trovo realistica, brillante e perfetta.

Sinceramente, questo è uno dei miei romanzi preferiti.

E Atticus è uno dei personaggi più belli della letteratura (anche se, non posso farci niente, io preferisco Scout).

2 commenti:

  1. Un libro in crescendo, parte piano, poi ti prende, e alla fine ti colpisce ma con un finale che anche se realistico, e forse "il migliore tra i finali possibili", sancisce comunque la sconfitta dell'uguaglianza e della giustizia ... tristezza!

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  2. E' vero, ma è proprio questo che lo rende meraviglioso... Il fatto che l'autrice non cerchi di propinarci la solita favoletta in cui tutto va come dovrebbe... e come di fatto non va mai... La verità è che purtroppo, per quella che è la mia esperienza, uguaglianza e giustizia esistono solo su carta. Bau!

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