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venerdì 25 ottobre 2013

Un proprio mondo, stratificato e coerente


HARRY POTTER
di J. K. Rowling

 
I primi romanzi non sono eccezionali (il secondo è persino noioso), letteratura per bambini: gradevole, pregevolmente scritta, ma con tocchi di paternalismo difficili da digerire, momenti scontati, banali, a volte irritanti, anche se conditi con una buon dose di inventiva (e una buona conoscenza di miti, leggende e tradizioni esoteriche).

Il terzo volume, però, è più carino del primo, e al quarto la trama spicca il volo: spariscono le illustrazioni, crescono l'impegno e il numero di pagine, i personaggi cominciano a maturare, a diventare grandi (fisicamente, ma anche nell'accezione più ampia del termine), gli intrighi si complicano, si moltiplicano le tracce narrative, le tematiche si fanno più adulte, più cupe... Insomma, si esce dalla letteratura per l'infanzia per scoprire qualcosa di diverso, di meraviglioso, che non può che conquistare...

La Rowling finisce per creare un proprio mondo, stratificato e coerente, che non si può più ridurre a qualche trovata simpatica e ben confezionata, ma che assurge a vera e propria saga fantasy densa di sorprese, colpi di scena, epicità, ma anche poesia, emozioni forti, passione, umorismo, suggestioni horror e… polvere di fata. Un capolavoro!

Lo stile, poi, è notevole: non si avverte da subito, proprio perché è così semplice, così scorrevole, che pare una sorta di flusso mentale che ti guida, talmente naturale da far dimenticare che si sta leggendo un libro: la sensazione è piuttosto quella di star sognando ad occhi aperti. Ma, a ben rifletterci, bisogna essere davvero bravi per conseguire un risultato simile! Doppio Wow!

Certo, Harry Potter, il protagonista, è insopportabile, ma gli altri personaggi sono magnifici e divinamente caratterizzati (nel bene e nel male), compresi quelli minori, che sei comunque destinato ad amare od odiare (a volte la storia può apparire manichea, ma la verità è che concede spazio anche alle sfumature e che non sempre le cose sono come appaiono). Hermione Granger, in particolare, è adorabile (nonostante la sua fissa di liberare gli elfi domestici) e man mano si prosegue diventa sempre più interessante, acquisendo connotati nuovi e maggior consapevolezza di sé.

E poi c'è l'immaginazione... Quella della Rowling riesce ad amalgamare riferimenti mitologici e teratologici rendendoli accessibili a chiunque, aggiungendo però, al contempo, generosi e personali colpi di colore, intuizioni geniali e divertenti, senza sbavature, forzature o scivoloni, inserendo il tutto nello splendido contesto da lei elaborato e già di per sé traboccante di spunti e di fantasia.

Più si va avanti più lo scenario diviene drammatico, la tensione aumenta, in un crescendo di pathos che culmina nell'ultimo romanzo, il settimo...

L'epilogo che narra il futuro dei protagonisti (superfluo, però se non ci fosse stato forse mi sarei lamentata) magari delude un po', ma, in generale, quando si arriva alla conclusione, ci si sente... mille cose insieme, belle e brutte... E si vorrebbe tornare da capo...

Nel dettaglio e velocemente:

  1. Harry Potter e la pietra filosofale: carino ma non illuminante;
  2. Harry Potter e la camera dei segreti: ripetitivo, prevedibile, noiosetto. A tratti irritante;
  3. Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: migliore del primo, di impatto maggiore, meno rassicurante e con più tensione;
  4. Harry Potter e il calice di Fuoco: bello. Ricco. Emozionante. Pieno di scoperte, in cui per la prima volta si affronta davvero la morte;
  5. Harry Potter e l'Ordine della Fenice /
  6. Harry Potter e il principe mezzo sangue: la storia ormai è decollata e continua in un crescendo di meraviglia, sempre più multiforme.
  7. Harry Potter e i doni della morte: qualche calo di tensione nella prima metà, ma pur sempre un bellissimo libro, degna conclusione della saga.


Saluti a tutti i babbani!

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