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mercoledì 10 giugno 2015

Molto vicino al capolavoro?


IL PORTO PROIBITO
di Teresa Radice e Stefano Turconi
 
 
Se lo si sfoglia superficialmente, al di là dell'entusiasmo per i disegni e per la ricercatezza dell'edizione, può apparire un coacervo di stereotipi a tema marino.

Non lo è.

E' avventura, umanità, bellezza, crescita e sentimento.

Molto vicino al capolavoro.

I personaggi, innanzitutto: a prima vista possono apparire come dei cliché, ma ne sono ben lungi. Sono ricchi di spessore, invece, evolvono di continuo e spesso rivelano lati nuovi, sottraendosi alla convenzionalità. William, ad esempio, il neocomandante giovane e carino che raccoglie Abel, il ragazzino naufrago senza memoria... Si tratta di un'opera corale, con molti protagonisti, ma noi all'inizio siamo legati alla sua soggettività e ci facciamo una certa idea di lui. Che è sbagliata. Su Abel, magari, ci prendiamo un po' di più, ma presto si affacciano dei dubbi, e anche se la spiegazione, quando arriva, non ci sorprende, non ci sembra neppure scontata, come temevamo in principio. Anzi, il background culturale su cui si appoggia la impreziosisce, la rende – paradossalmente – unica e originale, e – addirittura – geniale.

Stupendo il modo in cui ci viene narrata la storia. Come una marea che sale e scende, che si mescola ad altre cose – al vento, agli stridii dei gabbiani, ad una canzone – e che si concentra su un'onda, e quindi ne segue un'altra, per poi riprendere la prima, quando si frange sulla battigia. La trama ci avvolge, ci entra nel cuore, diventa parte di noi.

E ritorna.

Anche a distanza di settimane.

Ma forse la caratteristica migliore è il sentimento: non uno, ma tanti, pieni di umanità, a volte confusi, contraddittori, ma genuini, autentici, non melensi... che ci riscaldano l'anima (nell'ultima scena, quasi sono d'obbligo le lacrime agli occhi) senza forzature, senza patetismi.

E i dettagli, le poesie, i riferimenti letterari e non... Quanti particolari, stimoli, parentesi! Non compromettono la scorrevolezza della storia, piuttosto la rendono vera, coerente, suggestiva! Non ho mai assistito, che io ricordi, ad un uso migliore della “Ballata del vecchio marinaio” di Coleridge.

Infine ci sono i disegni, con la differenza che quelli emergono subito: espressivi, poetici, dagli echi disneyani, ma non infantili. Meraviglioso il tratto a matita, privo di china, aumenta l'atmosfera. Le sequenze migliori, però, quelle che denotano maggior sensibilità e acume, sono in forma di bozza, disseminate nei punti giusti.

Accidenti, non sto neanche a riassumere la trama...

Perché dovrei? Non è importante. E non è neanche il mio genere, a parte lo spunto fantastico e l'evocatività di fondo.

E' importante, invece, l'equilibrio che permea tutti i suoi elementi, dai personaggi a ciò che suscitano, e che a ripensarci quasi mi commuove.

Perché la bellezza commuove sempre.

Ma c'è dell'altro, anche. C'è la morte, il mistero, il tradimento, l'amore, nelle sue varie accezioni. C'è il modo in cui tutto ciò viene affrontato: onesto, sincero, semplice e al contempo profondo... magico. Ma potente.

Ho detto vicino al capolavoro?

Perché?

Il porto proibito” è un capolavoro!

2 commenti: