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mercoledì 14 ottobre 2015

Allegorie fondate sul nulla

LA FEBBRE
di Francesca Genti


Romanzo evocativo, a tratti volutamente disturbante, da leggere come una poesia.
L’incipit è geniale quanto suggestivo, i personaggi variopinti, molti i tocchi traumatizzanti, gli spunti riusciti, ma a poco a poco la narrazione si perde, sfuma, fino a frantumarsi: troppo, intenta, forse, a compiacersi di se stessa per arrivare da qualche parte...
Peccato.
Ma il traguardo è davvero fondamentale? Sempre?
L’ho detto, secondo me questo romanzo è da leggere come una poesia, senza pretendere nulla di più.
Onirica, grottesca, allegorica (anche se forse si tratta di allegorie fondate sul nulla e prive di spessore… bolle di sapone, riflessi di specchio… ma luccicanti, fragili, preziosi).
In questo senso non si può negare che l’opera sia interessante e originale, e pazienza se alla fin fine si rivela un po’ inconsistente, un po’ rarefatta, fumosa.
Il problema è che la trama è debole, superficiale.
Il pregio è che ci sono istanti di formidabile potenza, che da soli riscattano quello che manca (benché, complessivamente, anche la visionarietà dell’autrice presenti dei limiti e sappia un po’ di studiato, “preconfezionato”).
Pure sui personaggi ci sarebbe stato da lavorare: sembrano nati per stupire, ma poi si fermano lì. Allo stupore.
Non danno emozioni, non forniscono sufficienti impulsi cerebrali. Sono sterili, statici.
E quindi?
E quindi niente, per quanto i difetti siano tanti, il romanzo è da consigliare.
In quanto osa.
A livello verbale, soprattutto, ma anche visivo.
In quanto lisergico.
In quanto peculiare. Apocalittico.
Ed è piacevole, comunque, e si legge in fretta.

Senza chiedere granché, e comunque avendo il merito di incuriosire fino in fondo.

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