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giovedì 8 settembre 2016

Solidarietà e coraggio

LA RABBIA E L'ORGOGLIO
di Oriana Fallaci


Un libro diretto, privo di filtri, che mi ha spiazzata per bellezza stilistica e forza verbale, e che più che rabbia e orgoglio, a mio avviso, denota passione bruciante... Che sarà pure fomentata dall'ira, ma è così pura, vivificante e intensa, che risplende, e comunque si dimostra capace di soffermarsi altresì su sentimenti positivi, come solidarietà e coraggio.
Uno svolgimento più concentrato rispetto a “Niente e così sia” (il mio solo termine di paragone di recente lettura fra le pubblicazioni della Fallaci), più organico, e per questo più incisivo.
La prima parte, soprattutto, mi ha colpita: quella che, volente o nolente, con tutte le criticità che rappresenta, ti porta non solo a solidarizzare – com'è inevitabile, giusto e naturale – ma soprattutto ad ammirare e invidiare il patriottismo americano, specie se, come me, di patriottismo non ne hai per niente, neppure quando l'Italia gioca i Mondiali di calcio o partecipa alle Olimpiadi.
Personalmente, infatti, sono più incline a tenere per un'altra squadra. Magari una qualsiasi. A prescindere.
Ma mentre leggo le pagine della Fallaci, prima, crude e incendiate, sul dolore causato dalla distruzione delle Torri Gemelle, poi, dolcissime, sulla testimonianza del bambino che saprà sempre orientarsi a New York, anche se il suo punto di riferimento è stato distrutto, in quanto gli basterà chiedere a qualcuno, certo che ad ogni modo verrà aiutato... Ecco, per quanto nel profondo dell'animo mi sia sempre sentita un'aspirante francese (principalmente per via dei fumetti), mentre leggo le pagine della Fallaci quasi quasi vorrei essere americana.
E si badi, non sto facendo un discorso politico – è più forte di me, la politica mi annoia a morte, la misconosco e mi sembra solo un infinito blabla in cui le cose dette non corrispondono alle cose effettive, e ci sono solo veli di Maya sovrapposti a veli di Maya, alla Schopenauer elevato a potenza –, ma solo un discorso umano.
Poi c'è la seconda parte, quella definita profetica, sull'Islam. E qui mi ha sorpresa la coerenza con cui vengono sviluppate le premesse e con cui ogni passaggio viene argomentato in modo convincente e sincero.
C'è chi ha tacciato questo libro di essere uno sfogo razzista, ma, come direbbe la stessa Fallaci, come si può essere razzisti verso una religione?
C'è chi ha sostenuto che questo libro abbia diffuso odio, ma a me sembra che il messaggio sia diverso, ossia un invito a chiamare le cose con il loro nome, senza nascondersi dietro il politically correct per paura di essere tacciati, a propria volta, di razzismo, sia pure gratuitamente, avendo il coraggio fino in fondo del proprio pensiero.

Con tutto che poi, purtroppo, ci sono pure quelli che semplicemente il pensiero non ce l'hanno, ma, invece di ammetterlo, seguono le mode, sposandole ciecamente, senza spirito critico, come dogmi, solo per non sentirsi stupidi o esclusi. O politicamente scorretti.

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