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mercoledì 9 agosto 2017

Una bufera di rabbia e passione

LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTA
di Richard Brooks
(1958)


Ho sempre desiderato leggere l'omonima pièce di Tennessee Williams, ma è da anni che è fuori catalogo, per cui, alla fine, ho ripiegato sul film. Ebbene, è stupendo, come è stupenda Liz Taylor nel ruolo di Maggie la gatta: la qualità della recitazione è altissima (benché Paul Newman/Brick, seppur perfetto per la parte, in sé per sé non mi entusiasmi), valorizzata da un doppiaggio senza sbavature.
Al di là di ciò, sin dal principio sono evidenti quei tipi umani cui l'autore ama ricorrere (ad esempio, in “Un tram che si chiama desiderio”, che avevo letto al Liceo): l'alcolista rude e burbero, ma ardente di passione, e la femmina (femmina, sì, non donna) focosa e affascinante, con i nervi a fior di pelle e qualche lato oscuro.
Anche qui abbiamo una situazione familiare potenzialmente esplosiva, alimentata da rancori, invidie, odi e rimpianti, ulteriormente complicata dall'imminenza della morte dell'anziano patriarca Harvey e da ambizioni ereditarie, esasperate dall'orribilevolezza dei cognati – la nuora, specialmente, con le sue allucinanti sopracciglia incrociate – e dei loro figli senza collo, continuamente esibiti.
La combinazione di tutto ciò, unita alla sublimità dei dialoghi, ricchi di pathos anche quando sono imperniati sulla quotidianità, consente di superare agevolmente la rigidezza dell'impostazione teatrale, che quindi non grava sull'economia della pellicola.
Non è un melò, semmai una bufera, e la passione e la rabbia divampano furiose (Maggie: Il temporale ha fatto molti danni?/ Harvey: Di quale temporale parli? Di quello fuori, o di quello che si è scatenato qui dentro?), ammaliando lo spettatore, fino a coinvolgerlo nelle turbolente dinamiche familiari di questo gruppo di ricchi americani, ignoranti e barbari accumulatori seriali, che concepiscono la donna come una mera fattrice o un oggetto sessuale, e sono tanto attaccati al denaro... Tutti tranne Brick, uomo tormentato, che non riesce a vivere il presente perché troppo legato ad un passato frainteso. 
MPM ha giudicato il film datato, quanto meno sul piano tecnico, patendo i limiti della scenografia e del teatro di posa... Io non me ne sono nemmeno accorta. Per quel che mi riguarda è la sceneggiatura a prevalere: eccezionale ed intensa, con un finale superbo.
E dunque... in definitiva che cosa vuole una gatta in bilico su un tetto che scotta?
Resisterci sopra il più a lungo possibile.

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